DJ Rocca

2Blue

Recensione su Alias (2004, italian)

Alias
2Blue, “Light Transmission”, KFM/Audioglobe
Gennaio 2004

(only in italian)

E’ davvero un gran bel disco questo Light Transmission, ultima fatica in studio di 2Blue. I motivi? Due in particolare. Il primo: è un album di musica elettronica fatta da cervelli e dita italiane ma con una sorprendente sensibilità anglosassone. Il secondo: ha un suono omogeneo, corposo, tutt’altro che banale o ripetitivo. Light Transmission è un disco che ha qualcosa da dire, e che prova a confrontarsi col mercato londinese e coi club mittleleuropei senza complessi di inferiorità. Quella dei 2Blue è musica dai suoni stratificati, con cospicue (ed efficaci) dosi di breakbeat acido, e microritmi rallentati al punto giusto - non è però un album di trip-hop. A conti fatti è difficile trovare una definizionecalzante per un progetto dalle mille sfumature e dalla raffinata produzione. Collabora anche Ursula Rucker.

Recensione su Strumenti Musicali (2004, italian)

Strumenti Musicali
2Blue, “Light Transmission”, KFM/Audioglobe
2004

(only in italian)

2Blue è un progetto multimediale ideato alcuni anni orsono da Dj Rocca (all’anagrafe Luca Roccatagliati) e dal performer e musicista, nonché architetto, Enrico Marani. Sul versante musicale i due si muovono nell’ambito dell’elettronica d’ascolto, come loro stessi la definiscono, allacciando significative collaborazioni internazionali. Da qui la presenza in Light Transmission della poetessa americana Ursula Rucker e di Dave Wtts dei Fun Da Mental. Tr i modelli, invece, svettano gli antichi corrieri cosmici germanici.

Recensione su Rockerilla (2003, italian)

Rockerilla n.280
Dicembre 2003 (disco del mese)
di Raffaello Carusi

(only in italian)

I 2Blue sono riusciti a legare in un unico concept il passato ed il presente proiettandosi nel futuro. Il futuro dell’elettronica come di qualsiasi forma artistica che cerchi l’uomo attraverso lo scorrere del tempo. Il disco si apre con la voce, apprezzatissima, di Ursula Rucker (”Brainstream”). Prosegue con un ammonimento ‘classico’ recitato da Dave Watts (”1984″), la voce dei Fun>Da>Mental. Si arricchisce ampiamente ed ancora di spoken word con la chicagoana d’origine Kimberly Duke (”A Door”, l’interstellare “A Body”, “Black Sun”). Si conclude con le note (g)riffate della chitarra neosoul di Tim Motzer (”Everything must pass”). Ma non sono questi gli elementi essenziali del disco: DJ Rocca ed Enrico Marani sono riusciti a coniugare l’elettronica classica con il drum’n'bass, l’industrial con l’ambient, l’idea con l’azione, il ritmo con la melodia, se non addirittura con il silenzio del break(beat). Il passato con il presente. La scienza con la fantascienza. La vita con la morte. L’ignoranza con la cultura. O i rispettivi contrari. Non so se 2Blue volessero arrivare a tanto, ma, per nostra fortuna, lo hanno fatto. Un grande ascolto.

Recensione su Discoid (2003, italian)

Discoid (Eclectic Jazz) n.111
Dicembre 2003
di Bruno Bolla

(only in italian)

E’ un peccato dover spiegare in poche parole questo progetto molto importante ed articolato. In sostanza DJ Rocca ed Enrico Marani collaborano da circa due anni all’idea di fondere la loro musica a varie forme d’arte. Sarebbe figo poter vedere tutto questo dal vivo, ma per ora mi accontento di dieci tracce di qualità straordinaria che spaziano tra fascinoso down beat elettronico e broken beat con suoni delicati ed intelligenti, con l’ausilio di qualche guest ‘colta’ stile Ursula Rucker e Kimberly duke. Poesia e suono.

Recensione su Mucchio Selvaggio (2003, italian)

Mucchio Selvaggio
Reviews
Offered by The Linke Foundation, Giugno 2003

(only in italian)

Fa ancora più piacere quando progetti del genere, di interazione fra le arti, si concretizzano anche in Italia, e con ottimi esiti. E’ il caso di Fattore Sonoro dei 2Blue (KFM Records), progetto di Enrico Marani e Luca Roccatagliati (che altri non è che Rocca, dj del Maffia e stimato produttore). Sei movimenti sonori per rispecchiare in musica il libro-catalogo dei lavori di Andrea Chiesi. L’arbitrarietà e il freddo intellettualismo sono spesso i rischi che si corrono in queste operazioni, così che non sempre si coglie una giusta corrispondenza tra immagine e musica. Nel caso di questo progetto non solo la sinergia tra orecchio e occhio è perfetta e la musica legge meravigliosamente l’immagine, ma un’elettronica sperimentale e di ricerca, lontana dunque dai carnai del dancefloor, riesce comunque a emozionare e a coinvolgere.



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